venerdì 18 febbraio 2011

Anno Accademico 2009/2010

A conclusione della prima esperienza la consapevolezza delle problematicità dei luoghi analizzati ha portato il gruppo di ricerca a proporre interventi più puntuali e incisivi. Nelle indagini svolte, in particolare su stazioni e metropolitane, ci si è resi conto della presenza di un elevato numero di luoghi irrisolti, di percorsi, mezzanini, collegamenti, aree di smistamento e binari liberi da funzioni sempre più spesso in elevato stato di abbandono.

È a questi spazi di transizione che si è scelto di rivolgere l’attenzione nel secondo anno di sperimentazione, chiedendo agli studenti, non solo di osservare i comportamenti degli utenti, ma di identificare tutti i punti nevralgici, i nodi deboli e degradati delle strutture ferroviarie napoletane.

La quantità di aree selezionate è stata sorprendente, dimostrando quanto il progetto di interni spesso trascuri totalmente questi spazi. Le modalità di intervento su questi luoghi sono prevalentemente legate al trattamento dei margini verticali, all’utilizzo di pannelli pubblicitari, piccole vetrine e nel migliore dei casi opere d’arte, che non hanno la forza di attirare il visitatore, invogliare la sosta e rendere vivibile lo spazio. Queste e altre osservazioni sono emerse dai reportage prodotti, in grado non solo di individuare e classificare specifiche tipologie di spazi, di documentare le soluzioni che in altri luoghi hanno risolto le stesse problematiche, ma di analizzare il tema del viaggio e dell’attesa nella sua complessità, non solo dal punto di vista fruitivo e psicologico, ma nella sua rappresentazione letteraria, artistica e iconografica.

La maggiore libertà concessa sulla scelta degli spazi su cui intervenire e delle strategie con le quali riqualificarli, ha portato gli studenti a progettare soluzioni concrete, pensate in risposta a una reale necessità. Gli esiti prodotti non hanno tradito le aspettative. Numerosi sono stati gli interventi che hanno dimostrato come mezzanini e tunnel di collegamento possano essere parte di un progetto continuo, attrezzati con piccoli elementi di distrazione che incentivino la sosta lungo il percorso, creino attrattiva e curiosità, e altrettanti quelli in cui la presenza dell’arte non è considerata banalmente decorazione ma strumento di rivitalizzazione dello spazio. Gli studenti hanno offerto soluzioni in grado di amplificare l’esistente, sviluppare l’immaginazione, qualificare le attività artistiche “illegali” lontani dalla contraddizione di volerle regolarizzare ma semplicemente incentivandole, offrendo loro uno spazio. Hanno dimostrato come lo shopping non debba essere un bombardamento pubblicitario ma anch’esso un’esperienza, proponendo modalità d’acquisto che vedono il visitatore attivo protagonista e non passivo fruitore. L’informazione, necessaria in questi luoghi, è diventata punto nodale del progetto trasformandosi da banale pannello nozionistico in macro-oggetto interattivo in grado di dividere lo spazio, contenere libri e riviste gratuite, di segnalare cambiamenti di funzione, punti di sosta e così via.

L’attesa si fa nuovamente spazio, tradotta non solo in confortevoli ambiti in cui stare, ma in funzioni e soluzioni tra le più disparate in grado, con coscienza e a volte ironia e indiscrezione, di cambiare totalmente la percezione e l’uso dei luoghi.