venerdì 18 febbraio 2011

waiting: l'attesa nei luoghi di transito

di Paolo Giardiello

I luoghi di transito sono definiti in molti modi, parte della critica si limita a connotare con tale espressione i luoghi legati al viaggio. Per altri studiosi, i luoghi di transito sono anche quelli in cui si soggiorna per tempi brevi, in cui si declinano aspetti del privato nel pubblico. C'è chi usa tale espressione, invece, affidandosi al significato letterale dell'espressione, per definire tutti quei luoghi che si “attraversano” nel quotidiano, che non hanno un'unica funzione o una caratterizzazione precisa, e che, quindi, diventano i luoghi che accompagnano il fluire della vita di ogni giorno.
Considerando i luoghi di transito esclusivamente quelli legati al passaggio fisico da un luogo ad un altro, e quindi tappe del viaggio, si è deciso di affrontare una loro specificità, legata ad un particolare stato d'animo: l'attesa.
L'attesa è propria dei momenti che scandiscono un viaggio, ma è anche legata a diversi momenti della vita in cui l'uomo percepisce una deformazione del tempo legata all'emozione degli avvenimenti che stanno per accadere. L'attesa trasforma lo spazio in scena dove rappresentare il tempo che separa un evento da un altro, materializzazione del “tempo perduto” e quindi luoghi non più finalizzati ad assolvere ad un determinato bisogno, quanto piuttosto di dare forma alle esigenze individuali, alle preoccupazioni, alle debolezze e alle ansie del singolo.
Waiting vuole indagare le differenti problematiche relative all’attesa e comprendere l’evoluzione e i cambiamenti che gli spazi ad essa dedicati hanno avuto nel tempo ma, nel contempo, vuole provare a comprendere le reali esigenze su cui conformare i luoghi di transito nel prossimo futuro.


* estratto dall'introduzione a:
P. Giardiello, Waiting. Spazi per l'attesa, Clean, Napoli 2010