mercoledì 15 febbraio 2012

Rita Fischer_Abstract

Università degli studi di Napoli "Federico II", Facoltà di Architettura,
Corso di Laurea Magistrale in Architettura, Arredamento e Porgetto.
“Evoluzione e prospettive dei luoghi di transito nella città contemporanea: la nuova stazione Edenlandia, linea SEPSA”
relatore: Paolo Giardiello


«C’è solo un viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L’uomo non può più tornare nello stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da se stessi non si può fuggire. Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare.»¹
Per chi ha approfondito lo studio dell’attesa nei luoghi di transito, “waiting” non è più un sostantivo, ma la chiave che apre le porte a un mondo per molto tempo inesplorato, il mondo che si porta dentro chi viaggia. Provate a pensare: «Manca poco alla partenza, ho dimenticato qualcosa? Compro una rivista, mi siedo, leggo, magari prendo un caffè e faccio un paio di telefonate; il biglietto è in regola? L’ho comprato in rete, magari mi collego e controllo un’ultima volta; ma che ora è? Quando si parte?»
Una volta partito l’ansia si scioglierà in mille e più versioni possibili dell’esatto momento in cui arriverai a destinazione. Il viaggio è già la meta… l’attesa è il viaggio.
E dunque, come progettare gli spazi per l’attesa?
Oggi assistiamo alla fusione dei luoghi di transito con quelli del commercio, con la precisa intenzione di migliorare le prestazioni dei primi, e possiamo osservare come tutti siano caratterizzati dalla medesima forma di comunicazione, codificazione dei segni e straniamento dall’ambiente; sono luoghi dello standard, dove tutto è calcolato, lunghezza dei percorsi, ampiezza delle zone di sosta e persino l’intensità delle luci, della temperatura e degli odori. È ormai necessario ovviare all’eventualità che tali spazi siano sempre più codificati, sempre meno calati nella realtà circostante e ancor meno capaci di offrire all’uomo, quale “animale sociale”, nuove possibilità relazionali, bisogna intervenire tentando di riportare tali spazi a misura d’uomo, e l’architettura deve aiutarci a trovare la forma e la dimensione giuste per generare “luoghi” e non più solo “spazi”. Ponendo particolare attenzione alla riconnessione con il tessuto urbano, carico di valenze storiche e sociali, inserendo spazi per eventi culturali, oltre ai servizi standard previsti, e dedicando particolare attenzione a tutte quelle attrezzature “minime”, più specificatamente atte ad accogliere l’attesa, si potrebbe ridare dignità a spazi ormai privi di qualità.
Il progetto di tesi in questione si occupa di applicare tali concetti per il recupero della piccola stazione Edenlandia, linea SEPSA, di Fuorigrotta. Questa verte in stato di decadimento, ormai scarsamente utilizzata e totalmente estranea al tessuto urbano e alla presenza dello storico parco divertimenti, progettato da Luigi Piccinato nel 1940 e appartenente al più vasto complesso della Mostra d’Oltremare, anch’esso ormai al limite della sopravvivenza. Dopo un’attenta analisi del sito e delle mancanze lamentate dagli utenti, il progetto prende il via dal ridisegno della piccola stazione e si estende fino a congiungersi, per via di percorsi aerei, al parco. Questa scelta progettuale s’impone sin dalle prime fasi, con la convinzione che attraverso tali nuove connessioni lo stesso parco trarrebbe linfa vitale dal sistema di trasporto. L’edificio della stazione si svolge su tre livelli, di cui uno interrato e due fuori terra, accogliendo nuovi servizi come parcheggi, locali commerciali e giardini urbani. Da questo si diramano diversi percorsi che collegano i piani del suddetto con la zona abitata che si sviluppa oltre la linea dei binari, e con l’ingresso al parco divertimenti, completamente ridisegnato e attrezzato. Quest’ultimo collegamento si può definire una vera e propria galleria, dimensionata per accogliere mostre temporanee in collaborazione con enti e istituti scolastici locali. Giungervi è un viaggio che non si arresta all’approdo, ma continua e s’insinua nella città. Un viaggio fatto di scorci, trasparenze, traguardi, un viaggio fatto di colori e giochi, di una città che torna a vivere… e quando il sole cala, le luci trasformano la piccola stazione in una lanterna atta a richiamare e accogliere l’arrivo dei visitatori, perché l’architettura è per gli uomini, e agli uomini deve volgere.


¹Andreij Tarkovskij, Racconti cinematografici, Garzanti, Milano 1994.